La cangiante femminilità e il mito di Venere
Nel mito di Afrodite, l'universalità e le infinite sfaccettature della femminilità.
Un affascinante viaggio nelle mille sfaccettature della bellezza e della sensibilità femminile come incarnazione del mito universale dell'amore di Afrodite/Venere.
Prendendo spunto dalla storia dell'arte, ogni modella reinterpreta a proprio modo il mito della dea parlando della bellezza e dell'amore.
Afrodite eterna bellezza (2020)

03/2020 - LUCA.TCI, Canon 6D Mark II
v = 1/200 sec., f = 8.0, ISO = 100, L = 105mm
Il mito di Afrodite/Venere nei secoli
Ogni donna incarna l'universale mito di Afrodite/Venere e lo interpreta secondo la propria sensibilità.
Il mito di Afrodite/Venere emerge sin dalla notte dei tempi. La dea dell’amore dimora nel cuore degli uomini e delle donne ben prima dell’Afrodite greca e ben dopo la Venere romana, dipanandosi fin oltre il cristianesimo sebbene in forme e significati diversi.
Il mito di Afrodite/Venere si rifà al culto della Grande Madre. È simbolo della fertilità delle donne come della natura, prigioniera e artefice del ciclo delle stagioni, della vita che si alterna alla morte e della morte che si alterna alla vita.
La prima grande Venere della storia intesa come dea oltre la Grande Madre è stata probabilmente Inanna, la dea sumera dell’amore, della sensualità, della fertilità, della procreazione e della guerra.
Tuttavia, il mito di Afrodite come quello di Inanna non è la rappresentazione di una donna passiva il cui ruolo è la mera fecondazione. Nel suo mito si rappresenta la Terra stessa che ci accoglie e dispensa vita e morte. È potente. È indipendente. È pienamente madre, amante, desiderio, piacere, rinascita. In una parola: vita.
Non per niente, fin da Inanna e come anche Afrodite, le dee dell’amore hanno sempre scelto il pianeta Venere come proprio astro.
Il pianeta Venere, che la sua luce ferma e luminosa rende l’astro più brillante del cielo dopo il Sole e la Luna, è infatti definito la “stella della sera” e la “stella del mattino”, perché è la stella che appare dopo il tramonto o prima dell’alba a seconda del periodo dell’anno.
L’astro Venere con la sua luminosità, con la capacità di anticipare a volte il giorno e a volte la notte così come la vita si alterna alla morte e l’inverno alla primavera, è una splendida rappresentazione dello splendore della dea e del primigenio desiderio di vita, d’amore e rinascita
L’etimologia del nome di Afrodite fu interpretata dai greci come “nata dalla spuma”. Esiodo ci racconta che Afrodite nacque dalla spuma del mare fecondata dai genitali di Urano che Cronos, suo figlio, aveva scagliato in mare dopo aver evirato il padre. Cronos evirò Urano con il falcetto che Gea, sua madre, rappresentazione della madre Terra, aveva costruito con il ferro estratto dalle sue viscere. Gea spinse i figli a ribellarsi perché inorridita dal comportamento del padre verso di loro. Afrodite, secondo questo mito, viene ancor prima di Zeus; quasi si antepone come forza naturale primigenia, di cui l’amore è la manifestazione esteriore, all’ordinamento olimpico su cui i greci regolarono la loro vita (secondo Omero, però, Afrodite era figlia di Zeus).
Il progetto: la cangiante femminilità nel mito di Venere
In ogni donna c’è una dea e ogni donna è la rappresentazione terrestre del mito di Venere. Ogni donna è un mistero iniziatico che si lega all'eleganza, alla grazia, alla bellezza, alla fecondazione, alla fiera indipendenza.
La femminilità di ogni donna è manifestazione di potenza che, come in Afrodite, non si riduce nella seduzione derivante dalla sola bellezza, ma deriva dalla propria personalità, dalla propria indipendenza, dalle proprie scelte. È una forza vitale al di là della pura fisicità fa da traino verso un’idea, verso sé stessa. La donna consapevole della propria femminilità, di questa scintilla di eterno, è una donna che basta a sé stessa.
Ma la femminilità è cangiante, è mistero nel mistero perché non codificabile all'interno di uno schema preciso. Non esiste una sola femminilità, ma tante femminilità, tante quante sono le donne che fin dalla notte dei tempi hanno calpestato i prati della madre Terra e tante quante sono le donne che calpesteranno quegli stessi prati nei secoli a venire. Eterna è la femminilità come infinite sono le sue manifestazioni.
Se ogni donna è scintilla d’eterno nella sua femminilità. Se ogni donna è manifestazione universale eppure unica di Afrodite, conoscerla è arricchimento.
In effetti, quello di Afrodite è un progetto nel progetto.
Prendendo spunto dalla storia dell'arte, ogni modella reinterpreta a proprio modo il mito della dea parlando della bellezza e dell'amore.
Il tema, lo stile fotografico, le luci, tutto cambia da modella a modella a seconda della propria sensibilità e della sua idea di bellezza.
BIBLIOGRAFIA:
“Palazzo di Venere” di Anna Rita Zara (Ed. Yume)
http://www.treccani.it/enciclopedia/afrodite_%28Enciclopedia-Italiana%29/
https://accademiadellestelle.org/venere-quella-perla-nel-cielo-della-sera/
https://immagineperduta.it/%E2%81%A0%E2%81%A0%E2%81%A0inanna-regina-del-cielo-e-dea-dellamore/
https://www.parmateneo.it/?p=49634
Venere vincitrice
Zeus organizzò un banchetto nuziale per Peleo e Teti, futuri genitori di Achille senza però invitare Eris, la dea della discordia. Irritata da questo oltraggio, raggiunse il luogo dei festeggiamenti e gettò una mela d'oro con l'iscrizione "alla più bella".
La mela scatenò subito litigi furibondi tra le dee che pretendevano il frutto: Era (o Giunone, regina degli dei patrona del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto), Atena (o Minerva, dea della sapienza, delle arti e della guerra) e Afrodite (Venere). Chiesero quindi a Zeus di indicare la vincitrice, ma il padre degli dèi decise che a scegliere la più bella tra loro sarebbe stato il più bello dei mortali, cioè Paride.
Ognuna delle dee promise a Paride un premio se fosse stata scelta: Atena gli avrebbe donato la sapienza e reso il più forte tra gli uomini consentendogli di superare ogni guerriero; Era promise ricchezza e poteri immensi, e tanta gloria che il suo nome sarebbe riecheggiato fino alle stelle; Afrodite gli avrebbe invece concesso l'amore di Elena, la più bella delle mortali.
Paride scelse l’amore e consegnò la mela d'oro simbolo della vittoria a Venere, scatenando l’ira delle altre dee e mettendo le basi per la guerra di Troia narrato da Omero. Da qui il significato della mela nelle foto e da qui il titolo di venere vincitrice.
Da quella sfida di bellezza tra dee si misero il moto gli avvenimenti che portarono alla guerra di Troia narrata da Omero. Sì, perché l'Elena di cui parlavamo era proprio Elena di Troia.
Venere Vincitrice (2020)
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03/2020 - LUCA.TCI, Canon 6D Mark II
v = 1/200 sec., f = 8.0, ISO = 100, L = 50mm
La realizzazione fotografica si ispira al mito di Venere vincitrice ed in particolare alla Venere vincitrice (Paolina Bonaparte) di Canova, interpretato secondo la sensibilità della modella.
Il ritratto si richiama a Venere Vincitrice perché rappresentata con la mela, trofeo che Paride consegnò ad Afrodite, simbolo della vittoria della bellezza e dell'amore sulle altre dee e sulle altre aspirazioni umane. Nella serie di foto, Venere Vincitrice mostra la sua vittoria con orgoglio, quasi ostentazione, e si pone innanzi all'osservatore in una posa fiera che incute rispetto e trasmette sensualità.
Nella seconda parte della sequenza la mela rimane evidente ma più discreta e Venere Vincitrice abbraccia fiori colorati e pieni di vita. I fiori sono spesso associati ad Afrodite e non potrebbe essere altrimenti: si narra infatti che dove poggiasse i suoi morbidi piedi crescesse l’erba e sbocciassero i fiori. Nella seconda parte delle foto, quindi, Venere trasforma la sua prepotente potenza in una languida dolcezza. La mela rimasta sulla scena ricorda la regalità dell’amore vincitore, ma si svela in una rilassatezza raffinata che cattura l’osservatore e scioglie la tensione dei primi scatti.
La modella che ha prestato a Venere Vincitrice la sua sensualità ha desiderato raccontare una splendida storia. La sua femminilità, è potente, diretta, consapevole, indipendente, ma sussurra al contempo una dolcezza sensuale e una riservatezza dei propri più intimi sentimenti che la rendono una splendida interprete del mito di Afrodite, della bellezza e dell’amore


























