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ARTS, LIGHT THROUGH MY EYES

"Se ho visto più lontano è perché mi sono appoggiato sulle spalle dei giganti"

(I. Newton)

ARTS, LIGHT THROUGH MY EYES è un progetto dove la fotografia incontra le arti trasformando e reinterpretando le grandi opere del passato e del presente.

Donna con rosa (ispirato a Tamara De Lempicka) 

Liberamente ispirato al ritratto della pittrice Tamara De Lempicka "Donna con colomba" (Femme à la colombe)

http://www.delempicka.org/artwork/1930-1933.html

Donna con rosa (2020)

Chiara%20Donna%20con%20rosa%20(De%20Lemp

06/2020 - LUCA.TCI, Canon 6D Mark II

v = 1/160 sec., f = 9.0ISO = 100, L = 150mm

MODELLO: Chiara Pacchiotti

(@chiara_pac_)

Lo scatto riprende e reinterpreta il famoso ritratto Femme à la colombe (Donna con colomba) dipinto nel 1931 da una delle più influenti pittrici del ‘900, Tamara De Lempicka.

Sopra la foto rappresentativa del progetto. 

Di seguito, è riportata una descrizione del contesto all'interno del quale si è sviluppata questa realizzazione del progetto "ARTS, LIGHT THROUGH MY EYES".  Alla presentazione della realizzazione seguirà poi  l'intera serie fotografica. 

INDICE:

Ancora 5

Tamara De Lempicka, i meravigliosi anni '20-'30 e la nostra epoca - L'arte di una donna libera ed emancipata

 

La De Lempicka sviluppò il suo talento tra le avanguardie artistiche e movimenti letterari del neo-cubismo, futurismo e Art Déco che si rifanno alla cosiddetta “Generazione perduta” (https://it.wikipedia.org/wiki/Generazione_perduta, la generazione nata durante la prima guerra mondiale che pagò le conseguenze di quell’immane tragedia. Il termine fu coniato da Hemingway che attribuì la frase alla poetessa Gertrude Stein). Va sottolineato che lo stile della De Lempicka fu influenzato nel tempo da diverse sorgenti di ispirazione e che il suo grande spirito di indipendenza e scoperta la portò a sviluppare un’originalità tutta propria che la distinse dall’Art Déco, di cui si ritiene comunemente l’esponente di spicco. Disse Tamara: “Among a hundred paintings, you could recognize mine, my goal was: Do not copy. Create a new style, ... colors light and bright, return to elegance in my models”.


La De Lempicka è musa e rappresentante del periodo storico che si sviluppò tra la prima e la seconda guerra mondiale, in una società (la parte che poteva permetterselo) che visse quegli anni come rivalsa dagli orrori della Grande Guerra, correndo rapidamente e in maniera disordinata, edonistica ed eccessiva, in un continuo malcelato malessere ed inquietudine, verso l’altra grande tragedia della seconda guerra mondiale. È quel senso estremo del vivere e del piacere che prelude ad un mondo che sta per uscire di scena. La società dell'epoca, in un certo senso, ricorda l’orchestra del Titanic che continuava a suonare nonostante la nave stesse affondando (tra l’altro, il Titanic affondò proprio pochi anni prima, 1912). Non credo effettivamente che si possa comprendere appieno De Lempicka senza comprendere appieno gli anni ’20 e ’30 in cui visse la sua giovinezza. 
 

Fedele specchio dell’inquietudine del suo tempo, De Lempicka fu una donna emancipata, disinibita, scandalosa, ammirata come una diva del cinema, capace di costruirsi un’immagine che l’ha resa icona bellissima e irraggiungibile. Azzardando un paragone per rendere idea della figura della De Lempicka nella società dell’epoca, possiamo immaginare all’iconica influenza che la cantante Madonna ha avuto a partire dagli anni ’80 (fino grossomodo ad oggi) nell’ambito della musica, dello stile e della moda giovanile. La De Lempicka costituì un modello di femminilità indipendente e trasgressiva che costruì abilmente attraverso un’immagine elegante e sofisticata, che in breve tempo diventò tutt'uno con la sua opera. Seppe promuovere sé stessa e la sua arte con la maestria che sarebbe lecito attenderci oggi dalle società di marketing (e il tutto senza Facebook o Instagram). I cappelli e i braccialetti di brillanti della De Lempicka divennero famosi quanto il suo modo di vivere, al limite (o al di là?) dello scandalo, e quanto la sua pittura prepotentemente visiva. In termini moderni, insomma, era una delle più grandi influencer dell’epoca.
 

Tamara fu una donna che seguì l’istinto dei suoi desideri amando donne e uomini con grande passione (e forse le prime in maniera ancor più appassionata che i secondi). Nella sua produzione artistica che rinvia al mondo della moda e dell’illustrazione, arte e mondanità si intrecciano ai suoi amori. La sua passione per gli uomini e le belle donne, le automobili eleganti e le metropoli moderne non ispirò solo i soggetti dei suoi dipinti, ma inondò direttamente lo stile e la vita dell'artista. Molte delle sue opere sono caratterizzate da un dinamismo che ricorda i temi del futurismo con l’esaltazione, ad esempio, del mito e della velocità (De Lempicka conobbe e frequentò Farinetti a Parigi per un certo periodo di tempo). In fondo, il manifesto della De Lempicka fu “autoritratto su Bugatti verde” (https://en.wikipedia.org/wiki/Autoportrait_(Tamara_in_a_Green_Bugatti)) in cui la pittrice si rappresenta al volante di una Bugatti verde indossando una sciarpa e un elmetto e dei guanti in pelle. Il ritratto fu commissionato da una rivista di moda tedesca (Die Dame) per celebrare l’indipendenza delle donne. 


Personalmente ritengo che il grande successo che la De Lempicka ha avuto in questi ultimi decenni (fu praticamente dimenticata nella seconda metà del ‘900 fino ad una mostra tenutasi in Lussemburgo nel 1972) derivi anche da una certa somiglianza tra la società dell’Art Déco e quella attuale. La nostra è una società ugualmente in crisi, ugualmente guidata dalla bellezza e l’edonismo, alla ricerca di quella leggerezza che possa controbilanciare quel senso di impotenza data da un peggioramento della propria condizione percepito come inesorabile. Una società che vede i giovani proiettati in un futuro più povero di quello dei loro genitori. Tuttavia, forse proprio perché in crisi e comunque benestante, è una società che rivendica un posto per tutti con uguale dignità, indipendentemente dalle proprie inclinazioni e sensibilità. 


Rileggendo le riflessioni sulla De Lempicka, della sua emancipazione tanto disprezzata quanto ammirata, si capisce come le sue opere siano per noi uno specchio del nostro malessere, delle nostre passioni nascoste, del desiderio di viverle intensamente fino a scoppiarne. A corollario e dimostrazione di questo mio pensiero, può essere interessante sapere che tra i collezionisti della De Lempicka c’è Jack Nicholson, Barbra Streisand, gli stilisti Dolce e Gabbana ma, soprattutto, Madonna. Sì, proprio Madonna già sopra citata, che di emancipazione può essere considerata ancora oggi la regina incontrastata. Madonna, affascinata dalla biografia della pittrice, è una delle principali collezioniste e in diverse occasioni ha prestato ai musei le opere in suo possesso per l'organizzazione di eventi e mostre. Madonna ha citato le opere della Lempicka nei video musicali di alcuni dei suoi grandi successi, ad esempio in Open Your Heart (1987), Express Yourself (1989), Vogue (1990) e Drowned World/Substitute for Love (1998), così come durante il Who's That Girl Tour del 1987 e il Blond Ambition World Tour del 1990.


Torniamo però allo stile artistico della Lempicka. I corpi che la pittrice ritrae sono deformati, racchiusi in archi e curve che richiamano il cubismo. Le ombre come le linee sono ben delineate e precise. I soggetti sono vari: donne gelide ed irraggiungibili, uomini, la natura morta. Le sue donne, sempre belle, eleganti e sofisticate sono invitanti eppure irraggiungibili, simbolo di una femminilità che ambisce all’affermazione sociale senza rinunciare alla seduzione in un’atmosfera di piena sensualità (quanta modernità, non vi pare?). I soggetti maschili come quelli femminili hanno occhi tristi, malinconici, lontani. Le sue opere traboccano di sensualità e sfacciataggine: i soggetti sono spesso alteri, spesso malinconici e sferzati da amori struggenti. I protagonisti delle sue opere sembrano usciti da un libro di Scott Fiztgerald. La pittura, fredda e raffinata, come già menzionato, esprime il disagio psicologico dell’uomo, calato nel mondo moderno prossimo alla guerra. 


Lo stile della De Lempicka cambia ed evolve nel tempo, come è logico che sia in un’artista inquieta e sempre alla ricerca del suo stile e della sua strada. In particolare, dopo un secondo viaggio in Italia, nel 1925, De Lempicka rimane folgorata dal Rinascimento italiano. Disse la De Lempicka: “Vidi i dipinti italiani del Rinascimento e li amai subito. Pensai: perché mi piacevano? Perché erano così ariosi, così puliti. Un quadro deve essere arioso, pulito”. Da questo periodo in poi l'ideale di pulizia e chiarezza comincia ad emergere dalle sue opere. Disse lo storico dell’arte Maurizio Calvesi: “Le forme diventano più cristalline, all'interno dei volumi i segni appaiono meno marcati, per non disturbare la compattezza luminosa della massa”. La ricerca della perfezione dell’immagine pone in secondo piano la resa naturalistica e deforma lo spazio e la figura. Molto interessante è poi l’uso sapiente del colore. Nelle opere della De Lempicka la gamma cromatica, il numero di colori utilizzato, è esiguo: sono pochi, luminosi e decisi. Le carni dei suoi nudi sono vive, con una costruzione scultorea che dona loro forza e sensualità. La pittura è fredda, quasi alla stilizzazione, in una teatralità che rimane sospesa sensualmente nel tempo.


Ci fermiamo qui, senza affrontare altri soggetti della De Lempicka che hanno avuto nel tempo un minor successo rispetto a quanto sopra descritto. Sono soggetti che fanno riferimento a motivi/ritratti religiosi, persone non appartenenti alla ricca società dell’epoca, alle nature morte. Nelle mie ricerche non ho trovato molto in termini di critica su questa opere, ma ritengo che esse siano l’altra faccia della medaglia dell’inquietudine che ha segnato De Lempicka e la sua epoca (la De Lempicka soffrì di depressione per lunghi periodi). Una medaglia che in una faccia mostra il lato sfrontato e disinibito di una società apparentemente felice, e nell’altra contrappone la fine di quel mondo in attesa di una dissoluzione imminente.

La "Donna con Colomba" di Tamara De Lempicka

La "Donna con Colomba" è un quadro meraviglioso, sensuale, sospeso nel tempo, con elementi che riconducono al Rinascimento e al classicismo, caratterizzato da una dolcezza e una vulnerabilità più marcata rispetto a tanti suoi ritratti della ricca società dell’epoca. Il quadro presenta il nudo di una giovane donna bionda che stringe teneramente al seno una colomba.

L’inquadratura è grossomodo a mezzo busto e l’osservatore è posto al di sotto della ragazza. Il volto della giovane donna è girato e lo sguardo, rivolto all’indietro, è malinconico, perduto nei suoi sogni o nei suoi ricordi. L’immagine è sensuale e mistica allo stesso tempo. Il viso si poggia quasi sulla sua spalla in un gesto che esprime tanta vulnerabilità da risultare seducente. Lo sfondo è nero e la luce che investe direttamente il viso della ragazza con una tonalità che ricorda quella del sole, intensifica la figura melanconica. Il chiaroscuro e l’inquadratura, quasi cinematografica, è di grande impatto e dona alla scena una sorta di "dinamismo immobile".
 

Come accennavo, il quadro risente del Rinascimento italiano. L’immagine è pulita, essenziale, sospesa nel tempo ed è caratterizzata da elementi che hanno lo scopo di contestualizzare il ritratto (i particolari che contestualizzano le opere sono un elemento tipico del Rinascimento italiano. Si pensi, ad esempio, alla Venere di Urbino di Raffaello: il cane rappresentato nel quadro è simbolo della fedeltà coniugale. O ancora. La dama con l’ermellino di Leonardo. L’ermellino ricorda il nome della dama). L'elemento che contestualizza la "Donna con Colomba" è la colomba teneramente stretta al suo seno nudo: pochi notano, infatti, che la colomba è in realtà una colomba morta.
 

La colomba è simbolo di purezza e pace ma è, soprattutto, l’uccello sacro ad Afrodite/Venere, messaggero di amore profondo e di desiderio. Con la colomba morta, la De Lempicka ci spiega che la giovane donna ha perso il suo amore, o che quell’amore non è stato o non più corrisposto. Ecco quindi che lo sguardo malinconico e sognante volto all’indietro mostra una donna intenta a ricordare quella che fu la sua passione. È interessante notare come l’atteggiamento quasi mistico sia accompagnato da un nudo di straordinaria sensualità.

Chiara e la sua storia - Ispirato alla "Donna con Colomba"

Abbiamo deciso con Chiara di ispirarci al ritratto di "Donna con colomba" e di prenderlo come punto di partenza di una storia che ci racconti di lei attraverso la sua sensibilità. Le luci, ricostruite in studio, mirano a ricreare il gioco di ombre e di luci con ridotta gamma cromatica sviluppato nel quadro: di fatto, il nero delle ombre, la pelle, il biondo dei capelli, il rosso delle unghie e delle labbra, il bianco della colomba


Rispetto al quadro della De Lempicka, la nostra serie fotografica si distingue in alcuni particolari per dare risalto alle caratteristiche di Chiara. Innanzitutto, ho scelto di dare alle foto una maggiore aria. Chiara è caratterizzata da una bellezza regale che non si confà ad una condizione di chiusura emotiva (vera o presunta che fosse) quale quella rappresentata nella giovane donna ritratta dalla De Lempicka. Ho voluto quindi che Chiara fosse ben piazzata e contestualizzata nello spazio senza esserne schiacciata. 


Prima dello shooting proposi a Chiara una pettinatura mossa, per ricreare il chiaroscuro dei dei ricci capelli biondi che la pittrice aveva con tanta maestria rappresentato. Chiara mi rispose che si sarebbe sentita più a suo agio con i capelli lisci. L’ho interpretato, e a posteriori posso dire correttamente, un segno di personalità. Accettare la scelta di Chiara è stato vincente. Sempre a posteriori posso dire che i capelli mossi avrebbero forse suggerito una Chiara più pin-up, appannandone l'eleganza che ho invece tenuto ad evidenziare in tutta la serie fotografica. 


Come è chiaro dai miei lavori, il connubio Venere/femminilità esplicitamente toccato dalla De Lempicka, è un tema a me molto caro e sul quale sto sviluppando un progetto specifico (vedi qui per il progetto Venere/femminilità). È quindi ovvio che abbia deciso di marcare ancora di più la relazione con Afrodite anche in coerenza con lo sviluppo dello shooting di cui parlerò a breve. A tale scopo e nel rispetto del sentire di Chiara, abbiamo introdotto il panneggio che diventa elemento essenziale della nostra storia. Il panneggio, infatti, richiama ad alcune rappresentazioni classiche di Afrodite nella Grecia antica e romana e crea un contesto ancor più classicheggiante.


C’è poi un ultimo elemento, il più importante. Nelle foto della nostra serie, l’animale sacro a Venere, la colomba, viene sostituita da una rosa bianca, il fiore sacro alla stessa dea. Così come la colomba del quadro è morta, nelle foto la rosa è appassita. Il significato è lo stesso: esprime la malinconia di un amore finito o non corrisposto. La scelta di sostituire la colomba con la rosa non è solo legata all’ovvio motivo di evitare di portarci in studio un uccello morto (sensibilità figlia, è interessante sottolineare, dei valori della nostra epoca), ma anche (e ancora) come legame con il prosieguo della nostra storia.


La serie fotografica si sviluppa in tre capitoli: 1) nostalgia di un amore; 2) rinascita dell’amore; 3) tripudio finale. La prima parte, partendo  dal quadro della De Lempicka, parla di un amore che possiamo immaginare come finito o tradito. Durante i nostri scatti Chiara istintivamente non assume la posizione della donna con colomba e la adatta alla sua personalità. Il suo viso è girato all’indietro, lo sguardo è malinconico, ma nella nostalgica posa dell’amore che fu si intravede un orgoglio nascosto derivante dalla consapevolezza di sé. 


Si entra quindi nel secondo capitolo della serie, la rinascita dell’amore. Ad un amore finito segue la rinascita, una primavera che conduce spesso a nuovi amori e nuove speranze. Abbiamo quindi sostituito la rosa bianca appassita con tre rose fresche. Il significato è chiaro e non necessita di spiegazioni. In questa parte dello shooting l’atteggiamento di Chiara cambia completamente, lo sguardo è diretto alla fotocamera e si accende di fronte all'osservatore. Immediatamente, la sua eleganza prende il sopravvento sottolineando il suo concetto di bellezza e femminilità. Gli scatti si trasformano in un’affermazione di sé, ponendosi sopra l’osservatore in posa da dea.
 

Il terzo capitolo della storia, invece, è al di là della rinascita del nuovo amore e ne costituisce il tripudio. È la sensualità che diventa padrona dell’atmosfera. In Chiara emerge un lato sbarazzino, giocoso, tenuto a stento a bada dal suo carattere riservato e apparentemente altero.
 

Nella serie di quest’ultimo capitolo c’è lo scatto che si richiama ad un altro quadro della De Lempicka, il "ritratto Marjorie Ferry" (tra l’altro salito alle cronache recentemente per essere stato battuto all’asta per la cifra di poco più di 19 milioni di Euro). In questo scatto Chiara accarezza un divano guardando l’osservatore mentre sembra allontanarsi o girarci attorno. La testa è girata e guarda alla fotocamera, con un sorriso che finalmente consente all’osservatore di sentirsi accettato e desiderato. La storia si chiude con la dea che sdraiatasi trova la soddisfazione di porsi al di sopra dell’amore per diventarne così interprete e rappresentazione.


Chiara, nella sequenza fotografica si mostra in diversi stati d’animo. Ad un atteggiamento regale e apparentemente austero, in una postura talvolta distante e quasi algida, si accompagna però un calore inaspettato e sbarazzino sottolineato dallo sguardo e/o del posizionamento del volto. La contraddizione tra altera postura e caldo sguardo lascia l’osservatore nell’indecisione tra rimanere ad osservare la bellezza severa o avvicinarsi per essere accolto dalla sensualità nascosta.

 

La contrapposizione regalità-calore, austerità-giocosità emersa nei vari scatti mostrano una femminilità dalle mille sfumature che chiede attenzione per essere pienamente compresa. Il classicismo delle pose, lo sfondo scuro e pulito, il panneggio, hanno accompagnato la storia in un contesto non inquadrabile all’interno di un periodo storico. La bellezza di Chiara si è erta a paradigma dell’amore al di fuori dello spazio e del tempo, lasciandoci immaginare una ricchezza tutta ancora da scoprire.
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BIBLIOGRAFIA: 

"Tamare De Lempicka" - Catalogo Mostra Torino 2015 - Gioia Mori

http://www.delempicka.org/bottom/home.html
https://www.raicultura.it/arte/articoli/2018/12/Tamara-De-Lempicka-2a40f525-435d-4a9e-886a-7d7377a1205c.html

https://libreriamo.it/arte/tamara-de-lempicka-baronessa-pennello/
https://roma.corriere.it/roma/notizie/arte_e_cultura/11_marzo_25/tamara-vittoriano-190302281603.shtml

https://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/tamara_de_lempicka.htm

http://www.lafrusta.net/riv_de_lempicka.html
https://www.artesplorando.it/2016/11/tamara-de-lempicka.html
http://www.centroarte.com/Lempicka.htm
https://dueminutidiarte.com/2015/05/02/tamara-de-lempicka-biografia-breve/
https://it.wikipedia.org/wiki/Art_d%C3%A9co#:~:text=L'art%20d%C3%A9co%20(nome%20derivato,del%20gusto%20che%20interess%C3%B2%20sostanzialmente
https://dueminutidiarte.com/2017/02/11/art-deco-riassunto/
https://web.archive.org/web/20070930185020/http://www.culturagay.it/cg/saggio.php?id=370
https://iperarte.net/ledonnedellarte/tamara-de-lempicka/
https://www.kubeagency.com/post/tamara-de-lempicka-perch%C3%A9-non-esistono-miracoli 

 

Ancora 2
Ancora 3
Ancora 4
Ancora 1

RINGRAZIAMENTI: Un sentito grazie a Chiara per la sua eleganza e lo splendido viaggio attraverso la sua femminilità

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