Tributo a Annie Leibovitz
Liberamente ispirato allo scatto di Annie Leibovitz a Marcel Wanders
Rocco, tributo ad Annie Leibovitz (2020)

01/2020 - LUCA.TCI, Canon 6D Mark II
v = 1/160 sec., f = 9.0, ISO = 100, L = 105mm
MODELLO: Rocco Stifani
(@imrocostifani91)
La realizzazione fotografica riprende e reinterpreta la foto che Annie Leibovitz scattò al famoso designer olandese Marcel Wanders (Boxtel, 1963 – https://it.wikipedia.org/wiki/Marcel_Wanders).
Sopra la foto rappresentativa del progetto.
Di seguito, è riportata una descrizione del contesto all'interno del quale si è sviluppata questa realizzazione del progetto "ARTS, LIGHT THROUGH MY EYES". Alla presentazione della realizzazione seguirà poi l'intera serie fotografica.
Per andare direttamente all'intera serie fotografica clicca qui.
Chi è Annie Leibovitz
Leibovitz è nota come la fotografa delle celebrità ed è una delle più grandi e influenti fotografe contemporanee.
La forza della Leibovitz è nella sua capacità di cogliere l’essenzialità dei suoi soggetti. John Lennon nudo abbracciato alla sua compagna (scattata la mattina del giorno della sua morte, nel 1980), Demi Moore incinta che cinge la sua pancia, Leonardo Di Caprio con un cigno, Miley Cyrus avvolta in un lenzuolo di seta con la schiena scoperta mentre guarda l'obiettivo, la Regina Elisabetta in occasione della sua visita negli Stati Uniti nel 2007, Meryl Streep con il volto tinto di bianco che si tira la pelle, i ritratti di Barack Obama. Tutti questi scatti evidenziano e mettono a nudo le personalità dei soggetti in forma raffinata, elegante, talvolta giocosa ma solo apparentemente informale.
Rispetto ad Avedon (vedi il mio tributo ad Avedon qui), un grande comunicatore che tende quasi a mettere in soggezione il soggetto attendendo che si lasci conquistare dal suo carisma e tradisca i propri sentimenti, Leibovitz crea una grande complicità con il modello/a. L’atmosfera delle sue foto è in genere rilassata. Il soggetto si apre alle sue emozioni creando ritratti in cui ritrova sé stesso e il proprio mondo (Yoko Ono disse alla Leibovitz che nella sua foto aveva catturato esattamente il suo rapporto con John Lennon). Così, complice l’atmosfera e la forte empatia, il modello/a si presta al gioco dello stile non convenzionale, ironico e spontaneo della Leibovitz.
L’empatia di Annie nasce dal desiderio di conoscere, di porsi in ascolto. Annie è un'osservatrice. Adora guardare la gente, quello che fa, come e dove vive. Dice la stessa fotografa: “Quando dico che voglio fotografare qualcuno, significa, in realtà, che vorrei conoscere qualcuno, consultarne la personalità. Per realizzare il miglior scatto possibile devo calarmi nel contesto, nella situazione. La fotografia perfetta immortala ciò che ti circonda, un mondo di cui divieni parte”. La Leibovitz ha quindi il bisogno di contestualizzare il suo soggetto e in genere (ma non sempre) di non estraniarlo dal suo ambiente.
La lezione di Annie Leibovitz
Sono affascinato dalla Leibovitz. Come lei, mi risulta naturale, quasi necessario mettermi in ascolto del mio/a modello/a, per guidarlo/a fin quando la sua personalità emerga e conduca in prima persona (spesso senza accorgersene) la stessa sessione fotografica. Ho assoluto bisogno di entrare in sintonia, perché io possa pienamente comprendere il soggetto e perché esso possa fidarsi così da narrare la propria storia con la massima naturalezza.
Nel mio caso, almeno in questa fase, la contestualizzazione del soggetto non avviene nell'ambiente in cui vive, ma attraverso il suo abbigliamento e i suoi accessori, spesso all'interno di uno studio. In questo sento l’influenza di Avedon. Lascio che il soggetto abbandoni inizialmente la sua zona di comfort ritrovandola nel corso della sessione attraverso ciò che lo rappresenta (ad es. l’abbigliamento) e attraverso un dialogo continuo. Lo sforzo che il modello/a compie lo/a spinge a fare affidamento alla sua sensibilità interiore che dovrebbe così emergere in maniera spontanea e non filtrata dal contesto quotidiano. Questo è un viaggio che spesso richiede una storia che abbia un inizio, uno sviluppo e una fine (ma di questo aspetto parleremo meglio in altre realizzazioni del progetto "ARTS, LIGHT THROUGH MY EYES").
Richiedo lo stesso sforzo emotivo anche a me stesso: anch’io esco inizialmente dalla mia zona di comfort per iniziare un’esplorazione empatica del mio soggetto, interagire con esso nel desiderio ultimo di conoscerlo e di soddisfare la mia curiosità sull’animo umano. Nei miei ritratti il protagonista è e rimane il mio soggetto e la sua storia.
Come già accennato nei commenti ad Avedon, la mia rappresentazione non può comunque essere asettica: sono io che fotografo e non posso che raccontare ciò che vedo e capisco con il mio cuore. Io stesso, come accade nella meccanica quantistica tra due particelle elementari, influenzo tramite la relazione con il soggetto la sua sensibilità, rendendo la lettura della personalità comunque mai pienamente oggettiva (ma questo è vero per qualunque rapporto umano. Ricordate Pirandello?). Da questo punto di vista ritengo la Leibovitz una grande fonte di ispirazione e una grande lezione di umanità.
Tributo ad Annie Leibovitz
La foto che ho scelto per celebrare la Leibovitz non rientra forse tra i suoi ritratti più famosi ma è una perfetta rappresentazione del suo lavoro tramite il quale è possibile un’immediata comprensione della personalità del soggetto ripreso.
Il ritratto originale della Leibovitz è in bianco e nero. Marcel Wanders è in completo scuro con camicia bianca visibile sotto la giacca allacciata. Le mani sono in tasca e la camicia è slacciata fino al primo bottone della giacca. I colletti della giacca e della camicia sono alzati.
Le luci, l’abbigliamento convenzionale (il completo) indossato in maniera quasi spavalda, la posa stessa, danno immediatamente l’immagine di un uomo estremamente sicuro di sé e del proprio ruolo, perfettamente immerso nella società a cui appartiene. Il fatto che sia un artista e non un dottore o un commercialista è ribadito dal modo in cui indossa l’abito. I polsini di fuori, i colletti alzati, la camicia slacciata, la collana, sembrano dettare regole scelte appositamente per esaltare la personalità dell’uomo e distinguendolo comunque dall'osservatore. Lo sguardo di Wanders è diretto verso la fotocamera e in esso non si nota alcun elemento di timidezza. L’osservatore posto sotto la linea degli occhi non può che notare la sua leadership consapevole di artista e marketer.
Rocco e la sua storia
Questa è la foto della Leibovitz da cui siamo partiti con Rocco. Come per gli altri lavori del progetto, però, lo scopo non era quello di riprodurre pedissequamente il ritratto di Wanders, ma di usarlo come punto di partenza (ancora ci siamo poggiati sulle spalle dei giganti) per un viaggio in Rocco e nella sua personalità di artista.
Dopo un inizio di conoscenza reciproca fatto di scatti e scambi di idee, lo shooting è entrato nel vivo. Ho chiesto a Rocco di posare come nella foto della Leibovitz, chiedendo di mantenere un approccio determinato, simile a quello che adotta quando si esibisce come ballerino professionista.
Già subito dopo i primi scatti, la personalità di Rocco è emersa prepotentemente distinguendosi in maniera rilevante da Marcel Wanders.
In Rocco non si nota quell'atteggiamento spavaldo succitato. La sua determinazione emerge in maniera meno aggressiva, meno minacciosa. Rocco tiene in pugno l’osservatore ma non lo soggioga.
Rocco è una personalità poliedrica e apparentemente contraddittoria, almeno a coloro che giudicano le persone dimenticando le numerose sfaccettature dell’essere umano. Ecco quindi che accanto alla determinazione sopra descritta, Rocco lascia emergere (vedi la sequenza fotografica) un lato più vulnerabile, caratterizzato da una intrinseca riservatezza che sfocia quasi in timidezza.
Rocco è un amante della vita e porta con sé, nel suo cuore, una valigia piena di sogni. Il mondo di Rocco è un mondo pieno di sfumature e forti contrasti, è un mondo a colori, non in bianco e nero o soffuso.
Questo spiega perché la foto scelta come rappresentazione del lavoro di tributo a Leibovitz si distingua dalla foto originale a cominciare dai colletti non più spavaldamente alzati e dalla scelta del colore. Ho ritenuto, infatti, che lasciare in bianco e nero il completo blu vivace scelto da Rocco avrebbe comportato un parziale oscuramento della sua personalità (in tutti i miei shooting, è bene ricordarlo, il guardaroba è in genere scelto tra tutti gli indumenti e gli accessori dei modelli/e per non inquinare gli scatti con elementi a loro estranei).
A conclusione dello shooting abbiamo lasciato il completo. Rocco ha indossato la sua maglietta mantenendo inizialmente lo sguardo determinato richiesto nella prima sequenza, per poi sciogliersi in scatti di grande spontaneità in un mix di leggerezza e introversione, di determinazione e vulnerabilità, in un abbraccio verso il mondo esterno che egli teme e ama in maniera incondizionata e sognante.
BIBLIOGRAFIA:
https://it.wikipedia.org/wiki/Annie_Leibovitz
https://www.grandi-fotografi.com/annie-leibovitz
https://www.librifotografia.it/annie-leibovitz/
https://www.reflex-mania.com/annie-leibovitz/
https://fotocomefare.com/5-lezioni-fotografia-annie-leibovitz/
https://www.biography.com/artist/annie-leibovitz
http://www.artnet.com/artists/annie-leibovitz/
https://www.nikonschool.it/sguardi/47/leibovitz.php

























RINGRAZIAMENTI: Un sentito grazie a Rocco per la sua disponibilità e il suo desiderio di mettersi in gioco.